Ástriður J. Ólafsdóttir

Bio

Ástríður Jósefína Ólafsdóttir è una pittrice italo-islandese che lavora e vive tra Reykjavik e Bologna. Diplomata cum laude in Pittura nel 2013 presso l’accademia di belle Arti di Bologna approfondisce poi i suoi studi specializzandosi in Arti visive nel 2016.

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Inizia ad esporre già durante il periodo formativo in diversi spazi espositivi Bolognesi, si possono nominare per esempio l’associazione Civico 32, il museo Medievale, il museo Zoologico e la stessa accademia di Bologna. Di recente ha tenuto mostre personali in Islanda presso le gallerie Núllið Gallerý, Mál og Menníng e Gallerí Fold, galleria storica islandese nella quale tuttora si possono trovare le sue opere. L’ultima esposizione è stata curata da Magma Art Space presso lo spazio espositivo di Hjartatorg in centro a Reykjavik.

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Le opere di Ástríður sono il risultato di una lunga ricerca sul corpo, sul suo movimento e sulle reazioni che esso ha messo a contatto con diversi spazi o oggetti: durante il processo di ricerca l’oggetto diviene soggetto e del corpo rimane solo una memoria sensoriale.

Nell’ultima, consistente serie di dipinti il soggetto principale è una stoffa usata per la danza aerea con la quale l’artista crea sculture per poi raffigurarle olio su tela. La serie prende il titolo Panneggio perché quel che viene dipinto è fondamentalmente l’andamento della stoffa, della luce e dei chiaroscuri di quella determinata posa scultorea. 

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Nella creazione della composizione geometrica la stoffa è imprevedibile e prende pieghe improvvise, basta un leggero movimento e cambia completamente forma, una volta trovata la posa perfetta la costruzione viene trasferita su tela. Tutto questo processo si potrebbe definire come una specie di danza statica. 

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Nel panneggio c’è il ricordo di un corpo danzante, della forza di gravità e del peso che esso esercita sul corpo, poi c’è il movimento e la sensualità nella fluidità del materiale stesso e infine la staticità del suo essere una forma geometrica cristallizzata nella pittura ad olio che ha la capacità di fermare il tempo e bloccare l’immagine in un ricordo eterno. 

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Le opere sono anche frutto di una ricerca concettuale che ha a che fare con l’idea di rinuncia e la ricerca dell’equilibrio. Uno studio che porta a uno stile minimale che all’interno del suo limite entra nei dettagli ed esplora le infinite sfumature di un colore alla volta. 

Elemento fondamentale del progetto è la luce, la quale non solo definisce le forme e viaggia sia dentro che fuori dal tessuto, ma assume anche una valenza spirituale.

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Le opere in mostra fanno parte di una sotto serie di Panneggio chiamata Light Panneggio dove la luce diventa co-protagonista e insieme al tessuto lavora per creare nuovi mondi, pianeti e paesaggi che abitano la fantasia e il sogno. Luoghi immaginari nei quali rifugiarsi per cercare la magia.